I RICHARD’S ORCHESTRA: VINTAGE E TECNICHE DI REGISTRAZIONE.

Presto uscirà il nostro nuovo disco composto da dieci nuovi brani originali.

Vorrei parlarvi un attimo con cosa e come lo abbiamo registrato.

Premetto che ho iniziato a registrare nel 1995 e che da allora ho provato diverse tecniche, e ho lavorato con tanti produttori. Credo che ogni tecnica abbia i suoi pro e i suoi contro, aggiungo anche che quando sento certi dischi avverto che alcuni hanno un’anima altri no. Il rock è energia, ma più lo registri bene e più l’anima secondo me si perde. Abbiamo registrato questo disco in due sessioni separate a distanza di sei mesi l’una dall’altra.

Quando parlo di sessione intendo una band chiusa in una sola stanza, non separati, che suona al completo e al meglio senza click e senza griglia! Per cui posso affermare che il disco è stato registrato in due giorni – escluse le voci e i cori di cui parleremo più avanti.

Concordo pienamente con Keith Richards quando scrive nel suo libro Life riguardo ai suoni di batteria. Ecco partiamo proprio da qui io dal 2001 registro la batteria con 4 microfoni. Anche su questo disco abbiamo “microfonato” la batteria di Enrico Torreggiani con 4 mics: cassa, rullante, overhead e un jolly laterale che chiamiamo Pierino Fanna perché sta sulla fascia e la crossa al centro!

Il set di Enrico, batteria HOLLIWOOD MEAZZI è semplice oltre alla cassa e al rullante usa: un tom, un timpano e  due piatti; insomma niente fronzoli.

Registriamo insieme semplicemente guardandoci, diamo molta importanza alle dinamiche, tiriamo il tempo rallentando e accelerando creando delle onde ritmiche oltre che sonore. Ci conosciamo da tanto tempo, se Enrico mi guarda so già che mi vuol tirare una badilata di costa, se non mi guarda vuol dire che sto rigando dritto.

Alessandro Corradi alias Gervasa ha usato due bassi: uno stupendo basso Burns appena settato da Carlos Micheluttis, che recentemente ho visto usare agli Arctic Monkeys e ai Blossoms (ci hanno copiato noi lo usiamo dal 2013!), per la seconda session Ale ha usato il mio Hofner violin bass (tipo quello di Paul McCartney per capirci). Entrambi i bassi li ha collegati ad una testata PA Orange degli anni ‘70 acquistata dal mitico Mariano Freschi di Rock and Vintage. Il suono del basso lo catturiamo semplicemente con un microfono davanti al cono della cassa: niente linea!

Anche io – Ivan “King” Torelli – come la Gervasa ho usato due asce: una telecaster blonde del 1968 collegata direttamente ad un vecchio e piccolo amplificatore Gibson Skylark (ringrazio per entrambi i pezzi il mio amico Roberto Cola), per la seconda session ho usato una splendida Fender Stratocaster fiesta red del 1969, appartenuta alla “Vintage Authority” Roberto Gandolfi, collegata ad un Wem Musette. Niente effetti, niente pedali solo chitarra e ampli. Solo per un brano ho impiegato un Fuzz della Roger Mayer.

Le tastiere le abbiamo registrate sempre passando da un ampli, usando una Microkorg collegata ad un Wem Dominator. Dan Cavalca ha aggiunto successivamente  gli arrangiamenti di elettronica, molto dosati e mai invasivi. Ha inoltre curato gran parte della produzione e dei missaggi. Dan ha un orecchio incredibile oltre che assoluto ed è molto veloce ad usare i software. Tutti noi gli diamo istruzioni sui mix e sulle correzioni da fare.

Alessandro Bertolotti ha scritto tutti i testi, ha registrato tutte le voci principali, e ha anche curato la maggior parte delle seconde voci. Ogni take di voce è stata registrata da Bert dall’inizio alla fine praticamente buona alla prima o massimo alla seconda. Io accendevo la registrazione alle sue spalle e lui cantava rivolto verso una parete. Io e Bert ci conosciamo dai tempi dell’università e questo sarà il nostro primo disco ufficiale insieme.

Infine i cori sono stati registrati da tutti gli altri componenti della band disposti a cerchio attorno ad un solo microfono e, anche se ci scappava spesso da ridere, siamo riusciti a creare un buon impasto vocale all’unisono.

Preparatevi all’ascolto. Per ora non vi posso dire altro, anzi niente!