Welcome Goldeneye Parte 4 – La parte elettrica
E veniamo ora al cuore pulsante di questa Goldtop!
Credo che in questi ultimi anni si sia parlato molto dei P.A.F. e derivati, del suono delle Burst o delle Goldtop. Double Black, Double White, Zebra…. Magnete lungo, magnete corto…. Alnico 2,3,4,5….. Senza parlare poi di come i condensatori influiscano sul suono, dei potenziometri. Insomma, chi più ne ha più ne metta!
Cercherò di fare una cronaca più precisa possibile rispettando l’integrità, il valore storico ed economico di questo strumento.
Per poter fare tutta una serie di analisi e misurazioni oggettive bisogna quantomeno dissaldare la parte elettrica, smontare i pickup, fare analizzare i magneti o altre cose come misurare il filo, contare gli avvolgimenti e così via. Ma questa chitarra è completamente originale. Il che vuole dire che questi Humbucker P.A.F. non sono mai stati aperti, mai dissaldati o smontati, così come anche il circuito elettrico ha tutte le saldature originali.
Sono testimoni di un’epoca, di un modo di costruire e pensare che ha fatto da riferimento e farà da riferimento anche negli anni a venire.
Possedere strumenti di questo calibro vuole anche dire esserne custodi, vanno rispettati usandoli con criterio e mantenendoli in perfetta efficienza e condizioni.
Dovrete accontentarvi del mio racconto non troppo tecnico, perciò veniamo al dunque.
Il cuore di questa chitarra sono i due Humbucker P.A.F. , sicuramente il pickup più iconico e ricercato di sempre. Un suono indimenticabile che ha fatto e continua a fare la storia della musica.
La necessità di un pickup molto meno rumoroso rispetto ai single coil si materializzò a metà degli anni ’50. L’impiego di amplificatori sempre più potenti rendeva le chitarre dotate di single coil sempre più problematiche per via dei rumori di fondo. Fu così che il Presidente della Gibson Ted McCarty incaricò Seth Lover della progettazione di un pickup silenzioso. Questi realizzò il primo prototipo nel ’55 e contestualmente il brevetto fu depositato dalla Gibson. Tuttavia non furono immediatamente utilizzati, se non nel ’56 su alcune Lap Steel.
Ma poi nel ’57 si iniziò ad installarlo sulle chitarre, ed allora si scrisse la storia!
La celeberrima etichetta P.A.F. che significa Patent Applied For stava ad indicare che erano in attesa del numero di Brevetto. Le omonime etichette furono applicate a questi pickup dalla metà del ‘57 (infatti i primi ne sono sprovvisti) fino ad inizio ‘63.
La cosa è abbastanza curiosa visto che il numero di brevetto arrivò nell’estate del ’59.
Interessante notare che contemporaneamente anche Ray Butts per la Gretsch disegnò il Filtertron. Anche se parecchio differente dal P.A.F. Gibson stiamo parlando di un grandissimo humbucker, creato per gli stessi motivi. Ironicamente anche i primi Filtertron hanno la scritta Pat. Applied For.
Ma torniamo a questi mitici pickup, perché una domanda sorge spontanea.
Dalla loro nascita i P.A.F. sono sempre rimasti uguali?
Assolutamente no! Anzi, nel corso degli anni hanno subito varie modifiche.
A tal proposito io consiglio a chi vuole approfondire l’argomento l’acquisto del libro: The Gibson “P.A.F.” Humbucking Pickup From Mith to Reality di Mario Milan e James Finnerty.
Si tratta sicuramente del miglior libro mai scritto sull’argomento.
Potremmo elencare tutte le componenti di cui è fatto ma preferisco concentrarmi sulle differenze più importanti che si possono incontrare nel corso degli anni.
Le cover sono in Nickel Silver ed è interessante notare che il procedimento di nickelatura nel corso degli anni non è costante, da ricordare anche che i primi P.A.F. del ’57 hanno le cover in acciaio spazzolato, che influisce diversamente sul suono.
I magneti nei primi esemplari sono Alnico 3 per poi diventare Alnico 2 o 4 e successivamente Alnico 5. Ci sono delle datazioni precise a riguardo? Purtroppo no, erano messi in modo arbitrario avendo Gibson a disposizione questi diversi magneti contemporaneamente. Infatti ci sono chitarre con diversi tipi di Alnico in ogni pickup, apparentemente senza nessuna scelta tecnica precisa.
Le bobine erano in Butyrate ed è interessante notare che non sono cerate proprio per evitare la deformazione delle stesse. Prima nere, poi nel ’59 bianche e poi di nuovo nere.
Come se non bastasse alla Gibson utilizzarono nel corso degli anni 4 tipi di bobinatrici automatiche differenti, spesso in contemporanea. Le bobine avvolte con una macchina o l’altra erano diverse in termini di resistenza, tensione e numero di giri. Poi erano accoppiate in modo casuale, quindi possiamo trovare un P.A.F. con le due bobine notevolmente diverse abbinate senza motivo apparente.
Un esempio i famosi Zebra, con le due bobine di diverso colore, ma nello stesso periodo di produzione si potevano trovare pickup totalmente bianchi oppure neri per il motivo di cui sopra.
Probabilmente anche la dimensione del filo nel corso degli subì dei leggeri cambiamenti, forse è anche per questo motivo che i pickup prodotti dal ‘59 hanno in genere una resistenza più alta?
Ci sono piccoli dettagli come le viti che fissano le bobine alla basetta, prima di acciaio e poi di ottone. Così come piccole variazioni nelle espansioni polari e così via.
Potremmo discutere per giorni senza trovare una soluzione.
Per questo difficilmente troveremo due P.A.F. uguali, ma questa cosa non si limita ai diversi periodi di produzione, anche due pickup prodotti nello stesso giorno possono essere diversissimi.
Tutte queste differenze verranno rispecchiate anche nel risultato sonoro finale, dato che il suono è dato dalla somma di tutti questi dettagli costruttivi ogni esemplare avrà il proprio timbro caratteristico. Ma attenzione! Sono sfumature, non differenze abissali.
Fatte tutte queste premesse, la domanda che sorge è la seguente…. Ma come suonano?
Per mia esperienza personale posso dire che ci puoi fare davvero tutto. Possono esserci differenze tra loro ma ogni volta che ho provato una Gibson del periodo dal ’57 al ’60, avevano tutte un suono emozionante e lo stesso inconfondibile carattere. Mitologia pura.
Quelli prodotti nel ’57 e ’58 hanno in genere resistenze più basse, sotto gli 8k Ohm, ed il suono risulta molto aperto ma mai acido. Hanno il famoso “Twang” ma sono cremosi. Potenti ma senza un’uscita esagerata, una dinamica impareggiabile con armoniche super! Molto musicali, riproducono il carattere dello strumento dando quel giusto colore.
Un suono favoloso, la nascita di una leggenda.
Nel ‘59 le resistenze si alzano e viene introdotto anche l’Alnico 5 (anche se si utilizzavano ancora il tipo 2 e 4), ed il suono risulta più compresso. Il volume in uscita è generalmente più alto, ma per dovere di cronaca non è detto che una maggior resistenza equivale ad una maggiore uscita. Il carattere di rimane immutato, le armoniche pure, sono probabilmente la variante più famosa ed anche la più celebrata, impossibile da imitare!
Poi verso la fine del ‘60 di norma i magneti alla base diventano più corti (anche se esistono magneti corti anche in pickup prodotti in precedenza, questo per rimarcare la totale casualità nella produzione) quindi avremo ancora delle differenze sonore, una maggiore spinta ed ovviamente un suono ancora diverso rispetto ai primi P.A.F.
Negli anni paradossalmente la produzione diventa più consistente e così arriviamo fino alla comparsa dei Patent Number ad inizio ’63 (che di fatto sono uguali ad un P.A.F. dello stesso periodo) e via via assisteremo a minuscoli cambiamenti fino ad inizio ’65.
Personalmente credo che i pickup prodotti in questo periodo siano grandissimi pickup, anzi, per la maggior uscita e compressione possono risultare preferiti da molti chitarristi. Io stesso ho la fortuna di possedere una Gibson ES-335 inizio ‘65 con tutte le caratteristiche di una ’64 Clapton Spec (nickel parts, stop tail, capotasto largo etc..) che ha dei bellissimi Pat Number. Il suono è veramente epico, diverso da quello dei primi P.A.F., ma comunque l’dea di fondo si sente bene. Soprattutto nella complessità armonica.
Poi a metà ’65 compaiono i cosiddetti TTops ed il suono cambia in modo sostanziale, perché i cambiamenti sono troppi: il filo isolato diversamente, cover cromate ed altro ancora.
Di fatto assistiamo alla fine di un’era sonora.
Come ultima cosa bisogna evidenziare che i materiali di un tempo sono diversi da quelli di oggi. Esistono in commercio repliche molto fedeli, ma se dovessimo analizzare la composizione dei materiali di un tempo, avremo sicuramente diverse sorprese. E purtroppo vi erano delle particolari leghe metalliche o plastiche che sono diversissime dagli odierni standard in commercio. Nemmeno i produttori più precisi, che hanno fatto maggior ricerca riescono a replicare esattamente le caratteristiche di un tempo, magari si avvicinano molto con ottimi risultati ma le differenze ci sono e soprattutto si sentono! Se i P.A.F. sono diventati un mito un motivo ci sarà!
Ok, per dovere di cronaca ho divagato…. torniamo a Goldeneye!
I pickup di questa chitarra misurati al Jack sono rispettivamente 7,3K ohm al ponte e 7,5K ohm al manico, i valori sono corretti per il periodo. Non sono riscontrabili differenze di volume significative. Importante evidenziare che sono molto sensibili alle regolazioni, dall’altezza generale dei pickup a quelle dei singoli poli, il suono può cambiare di parecchio.
Entrambi hanno le cover con una bella Nickelatura spessa ancora in ottime condizioni, tipica del ’58, come dicevo in precedenza non sono mai state rimosse.
Il colore delle bobine si può vedere smontando le viti alla base, essendo del ‘58 i due pickup in questione sono entrambi Double Black quindi con entrambe le bobine nere, come dicevo prima le bobine bianche arriveranno solamente nel ‘59. Hanno le viti per fermare le bobine in acciaio, come le ’57 e le prime ’58 appunto.
Non ci è dato sapere che tipo di magnete possano avere. Detto questo bisognerebbe fare analizzare un magnete per capire che tipo di Alnico veniva utilizzato. Sicuramente sono magneti lunghi perché quelli più corti arriveranno verso la fine del ‘60. Potrebbero essere Alnico 2 o 4, o al limite Alnico 3 come i primi P.A.F. Quasi impossibile che siano Alnico 5 perché comparirà decisamente più tardi.
Il circuito elettrico è composto da potenziometri Centralab da 500k datati 38 settimana del ’57, condensatori Sprague Bumblebee da 0.022 mF e Selettore 3 posizioni Switchcraft, come dicevo sopra è completamente originale con saldature originali.
In particolare devo dire che questi potenziometri dopo 63 anni abbondanti funzionano ancora perfettamente, segno di una grande qualità, restituiscono un suono trasparente e fedele ma soprattutto lavorano molto bene, modificando il suono in modo effettivo ma sempre piacevole.
Si, ma insomma!!! Come suona???
Premetto che abbiamo in programma un Video Demo che realizzeremo in futuro.
Che cosa volete che vi dica….. Sono sempre stato uno Stratocasterista incallito, e questa chitarra è ancora nel mio cuore. Ma queste Gibson del periodo d’oro sono davvero straordinarie, puoi fare qualunque cosa, quando hai una combinazione data da una chitarra straordinaria come questa (che già da spenta suona come un’acustica) e due P.A.F. veri… Beh ragazzi…
Non ce n’è per nessuno!!! Siamo su un altro pianeta, anzi, un’altra galassia!!!
Qui abbiamo tutto l’insieme che suona, sembra una cosa viva sotto le tue mani.
Legni molto ben scelti ed abbinati, costruzione sapiente, hardware leggero, una parte elettrica trasparente e di qualità e poi due mostri sacri di pickup.
Indescrivibile, emozionante, impressionante, insomma Magica!!!
Ho voluto condividere l’analisi di the Goldeneye con tutti voi, spero che la lettura sia stata interessante. Io cercherò di comprendere ogni giorno di più questa chitarra che ha milioni di sfumature e dettagli da scoprire, una chitarra d’oro!!!
E allora aspettiamo il video!!!
Buon Rock’n’Roll a tutti!
Roberto Gandolfi