APPROFONDIMENTO APRILE 2019

DIFFERENZE TRA STRUMENTO VINTAGE E MODERNO

Le due domande che mi vengono maggiormente proposte dal pubblico che frequenta le esposizioni museali della mia collezione sono rivolte a conoscere i valori economici di importanti modelli e il motivo per il quale gli strumenti musicali prodotti nel passato offrano timbriche e caratteristiche sonore così diverse rispetto a quelli costruiti in genere dopo il 1974.

La mia risposta alla prima domanda è che gli strumenti ed amplificatori della mia collezione non hanno un valore economico in quanto non sono oggetti in vendita ma altresì assoluto valore sentimentale, artistico e storico.

La risposta alla seconda domanda è invece più articolata.

Un fattore di grande rilievo ma non l’unico a sentenziare le differenze tonali tra le epoche è individuabile nella diversa qualità delle materie prime che furono utilizzate rispetto a quelle utilizzate in seguito abbinate all’artigianalità esecutiva che si utilizzava rispetto alla meccanizzazione spesso computerizzata moderna.
Con questo concetto non voglio intendere che lo strumento o amplificatore costruito prima del 1975 dalla ditta Fender suoni meglio rispetto ad uno più recente, ma semplicemente affermo con assoluta sicurezza che risulta radicalmente differente se messo a confronto e chiunque potrebbe facilmente capirlo esercitando un confronto diretto tra identici modelli del passato e del presente alternandoli sugli stessi parametri di regolazione in un amplificatore di buona qualità, possibilmente vintage.

L’esecutore percepirebbe enormi differenze tecniche tra gli strumenti riscontrabili in frequenze tonali, equilibri di volumi bilanciati su tutta la tastiera, differenti vibrazioni armoniche e ‘sustain’ rilasciate dai legni alle corde, alla mano ed al corpo del musicista e soprattutto le dinamiche esecutive, quasi come se il vecchio strumento o amplificatore possa offrire al musicista anche una sorta di anima e non solo un suono che può sussurrare o colpire senza modificare il volume.

Spesso si tende anche a credere che un alone di leggenda o forma di pregiudizio dettato dal blasone e dalle valutazioni economiche a volte spropositate di certi strumenti possa forviare il giudizio razionale del musicista in merito ad un eventuale confronto ma posso assicurare che non è così e la differenza tra vecchio e moderno sullo stesso modello di strumento è davvero evidente; ripeto, non migliore o peggiore, ma semplicemente differente e questo è riscontrabile solo se si ha la fortuna e l’opportunità di testarlo personalmente.

Sottolineo personalmente in quanto il parametro di confronto audio non è assolutamente affidabile se eseguito da terze persone, neppure se registrato ed ascoltato su differenti supporti o impianti audio anche di alta qualità in quanto l’esatta sensazione di ciò che intendo comunicare è avvertibile solo suonando lo strumento a contatto vivo con l’amplificatore senza l’ausilio di nessun effetto ma di un semplice cavo di collegamento elettronico.

Per questa ragione ho sempre bocciato qualsiasi consiglio e richiesta ad allegare una sorta di supporto audio dimostrativo alle mie pubblicazioni in quanto sono sicuro che non renderebbero giusto merito a quello che nella realtà esprimono questi strumenti se vissuti di persona rispetto ad un ascolto registrato.

Posso asserire con sicurezza che due bassi o due chitarre Fender costruite nei decenni 1950/1960 costruiti artigianalmente dalla stessa mano nello stesso giorno ed utilizzando i medesimi materiali offrano in esecuzione lo stesso suono ma non la stessa voce differenziandosi tra loro in sfumature tonali ed armoniche che rendono ogni singolo strumento unico come gli esseri umani morfologicamente uguali ma differenti uno dall’altro nei caratteri somatici.

La produzione moderna di strumenti musicali anche quando definita artigianale è composta da componenti elettroniche e di liuteria realizzate utilizzando materie prime attuali programmate con l’ausilio di calibri elettronici e macchine computerizzate che nell’insieme offrono strumenti bellissimi, perfetti ed impeccabili ma piuttosto identici l’un l’altro in modo seriale.

Nel caso in cui oggi un liutaio replicasse artigianalmente la costruzione di uno strumento secondo i primi sistemi artigianali del passato si troverebbe ad utilizzare macchine e materie prime diverse da allora ed in conclusione otterrà sempre un risultato forse identico per forma ed estetica ma differente nelle qualità tecniche e sonore rispetto a quello di allora.

In passato, al contrario di oggi, quello che veniva costruito aveva la prerogativa di dover durare nel tempo e perciò l’utilizzo di materie prime di qualità, la robustezza e la solidità erano alla base etica di tutti i produttori in genere, spesso anche a discapito di ingombri e peso specifico che però hanno permesso di tramandare alle future generazioni i mobili, i giocattoli, gli utensili, le automobili, gli elettrodomestici ed oggetti in genere ancor oggi perfettamente funzionanti malgrado siano trascorsi diversi decenni dalla loro realizzazione.

Oggi le aziende in nome del progresso e del consumismo creano in maggior parte oggetti preposti fin dalla nascita ad avere un termine di vita programmato perseguendo lo scopo di ridurre sempre più le dimensioni, gli ingombri ed il peso che è esattamente l’opposto obiettivo rispetto agli intenti dei nostri predecessori.

Se pensiamo al periodo storico tra gli anni 1940 e 1950 durante la ripresa economica dell’immediato dopoguerra ricorderemo che il legno era una delle materie prime più sfruttate in tantissimi settori industriali in quanto permetteva facilità di lavorazione, di ottima qualità in quanto proveniente da foreste incontaminate da esposizioni di inesistenti inquinamenti atmosferici e piogge acide e subivano periodi di diversi anni di stagionatura ed essiccatura naturale che ne permettessero la successiva lavorazione artigianale.

A tutt’oggi invece il legname proviene da boschi che hanno subìto anni di inquinamento atmosferico globale e per motivi economici viene trattato chimicamente con processi di invecchiamento accelerato in forni depressurizzanti che ne consente la lavorazione dopo soli pochi mesi dall’avvenuto abbattimento con risultati drastici che gli occhi e le orecchie possono facilmente percepire paragonandole alle tradizionali e più datate forniture.

Non è quindi un caso se nei primi anni della produzione Fender alcuni dei corpi di chitarre e bassi furono ricavati da uniche assi di frassino senza incollature sfruttando la sezione più dimensionata della parte centrale del fusto abbattuto e laddove il tronco perdeva la dimensione sufficiente ad ottenere un asse unica si incollavano due pezzi tra loro così da ottenere le misure necessarie evitando l’utilizzo delle estremità del tronco in alto più deboli o delle basi degli alberi più nodose e radicate.

Durante la metà degli anni ’50 con la ripresa economica succeduta alle precedenti guerre, le fabbriche siderurgiche statunitensi divennero sempre più protagoniste dello sviluppo economico modificando velocemente anche l’intero mercato delle materie prime che videro sostituire gradualmente il legname con il metallo in tanti settori in quanto il nuovo prodotto siderurgico offriva campi di impiego più ampi a costi gradualmente sempre più contenuti rispetto al primo dopoguerra.

“Avevo 19 anni quando, a Zurigo, comprai da “Musik Hüsli” la mia prima Fender Stratocaster “Black” maple neck del ’79”

Flavio Camorani

“Il nostro libro Our Vintage Soul aiuterà tanti appassionati di “veri” strumenti Fender pre-1974″

Favio Camorani