Nel 2007 avevo 21 e già diverse chitarre erano passate sotto le mie mani. Avevo già due bellissime Gibson Les Paul, Goldtop e Custom Black.

L’interesse per il vintage, o comunque verso qualcosa di vecchio, di annata, piano piano si faceva sempre più forte, merito anche di libri e prime ricerche fatte su internet.

Non avevo mai avuto una SG, e quella chitarra, con due cornetti inconfondibili, simbolo per eccellenza del rock, iniziava a farmi perdere un po’ di sonno la notte.

Dopo attente ricerche, decisi che era giunto il momento di fare un primo e piccolo (anche se ai tempi per me molto importante) salto nel mondo del vintage.

Il mio interesse si focalizzò su un modello di fine anni ’60, due pickup humbucker e vibrola.

Il mercatino musicale, ai tempi fedele compagno e motore di ricerca quotidiano, portò alla mia attenzione una Gibson SG Standard del 1968 in colore vinaccia, cherry per la precisione.

Dopo una veloce trattativa telefonica, il week end successivo, direzione Padova, andai a prenderla.

Ricordo ancora il signore sulla mezza età che mi aprì la porta, e mi fece accomodare in questo salotto decisamente in stile anni ’70, la custodia era li in terra.

Aprii i 4 “latch” ed eccola qui in tutto il suo splendore. Ma la cosa che mi catturò ancora prima dell’aspetto e del feeling, fu il profumo, un profumo di mogano antico, di legno decisamente stagionato, insomma come un mobile di antiquariato.

Acquistata nel 1970, dal primo proprietario, la chitarra si presentava perfetta, con ancora i frets originali e con le “rughe” al posto giusto.

Imbracciandola il feeling fu meraviglioso. come sicuramente sapete dal 1965 Gibson modificò la larghezza del capotasto da 1 11/16” a 1 9/16″ (39.7 mm), tuttavia questa sensazione in questo strumento non è così percepibile, grazie ad un importante sezione del manico a C, decisamente bello “cicciottello” nonostante si tratti di uno strumento di fine anni ’60.

Cacciavite alla mano (portato da casa) andai a smontare vite per vite lo strumento.

Il battipenna stile Batman, nascondeva due pick-up PAT Number sticker collegati ad al loro circuito ancora integro delle sue saldature originali.

Meccaniche Kluson precisissime e Tune-O-Matic in accoppiata con una lucentissima Maestro Vibrola, che da alla chitarra un look unico e inimitabile.

Le caratteristiche dello strumento sono proprio quelle del 1968 con unico pezzo in mogano del body come del manico, sempre in mogano con del meraviglioso palissandro per la tastiera.

Nessuna vite è fuori posto, è dunque il momento della prova.

Che dire, è un po’ come nei Blues Brothers….ho visto la luce!

Mai avuto tra le mani fino ad allora un suono così, e stavamo attaccati ad un semplice ma sempre veritiero Fender Hot Rod Deluxe.

La chitarra non aveva (e non ha…) punti morti o note e vibrazioni stoppate.

Manico perfetto ed intonato, i pickup squillanti ma non troppo, ti avvolgono con il calore che solo, e soltanto (dopo anni posso dirlo) uno strumento d’annata, e ben uscito dalla casa madre sa darti.

Insomma la chitarra ha il “real mojo”, ed è tornata a casa con me.

Per me fu il primo passo nel mondo del vintage, acquisto dato sia dalla bellezza dell’oggetto in se, ma anche dalla componente “inspired”, che diciamocelo, c’è sempre.

Angus Young e Robby Krieger, in questo caso hanno fatto la loro parte. –