LE CHITARRE DI JIMMY PAGE Parte Prima.

Come per tutti i grandi la storia delle chitarre di Page si presta a una serie di informazioni controverse.

Per scrivere questo articolo mi sono affidato al sito ufficiale dei Led Zeppelin e a qualche approfondimento che fosse in linea.

E non è detto che tutte le informazioni siano corrette!

Detto questo parleremo ovviamente delle chitarre che hanno rivestito maggiore importanza nella sua storia, anche perché sarebbe impossibile catalogarle tutte visto che, come ha confermato lui stesso in una intervista, di chitarre ne ha possedute più di 1.500.

INIZIAMO

Futurama /Grazioso fine anni ’50

Ricordo che durante gli anni ’50 e nei primi anni ’60 nel Regno Unito vigeva l’embargo nei confronti dei prodotti Americani, quindi chi voleva una chitarra doveva arrangiarsi con quello che era disponibile.

Questa Grazioso fu la prima chitarra elettrica di Jimmy, che la acquistò usata quando si rese conto che per fare quello che voleva la sua vecchia Hofner acustica era inadeguata.

Era sunburst e con tre single coile manico in acero e la utilizzò nelle session in cui veniva chiamato nel periodo precedente agli Yardbirds.

Ne approfittiamo per raccontare la storia di questo marchio che ebbe un discreto successo a fine anni ’50 (anche George Harrison ne aveva una uguale ad Amburgo).

Nel 1950 il ministro dell’industria Cecoslovacco stabilì di aprire una grande fabbrica di strumenti musicali CSHN e di iniziare a produrre chitarre. Diverse aziende e cooperative facevano capo a questo colosso, come la Drevokov Cooperative di Blatna, specializzata nella produzione di parti per mobili  in legno e altre lavorazioni industriali sempre in legno (Drevo significa legno in Ceco).

Nel 1953 arriva un nuovo direttore Josef Ruzicka, appassionato di chitarre. Nel 1954 insieme al progettista Vicek decide di iniziare a sperimentare la produzione di chitarre elettriche.

La prima chitarra uscita dalla fabbrica con il marchio Resonet è una Hawaian style lap-steel con paletta slotted, la “Akord”, che ebbe grande successo soprattutto nell’est europeo.

Il nome Resonet era riferito alle parti elettroniche, tanto da essere riportato sui pickups e sul battipenna ma non sulla paletta.

Visto il successo nel 1955 decisero di produrre una vera e propria chitarra elettrica e, come riferimento, acquistarono negli USA una Fender Stratocaster che studieranno nei minimi particolari, arrivando persino a riprogettare alcune parti, come il ponte vibrato che risulterà alla fine più avanzato come design e prestazioni rispetto a quello Fender, o la scelta di avere tre interruttori on-off, uno per ogni pickup, che rendono ogni pickup completamente indipendente e quindi i tre combinabili a piacimento.

Manico avvitato, quattro viti, body a doppia spalla mancante, un tono e un volume, slot del jack simil-Fender, body e manico in faggio. Le chitarra fu chiamata “Grazioso”.

Nel 1957 Dravokor firmò un contratto di fornitura con il distributore Inglese Selmer e le chitarre furono importate in Gran Bretagna. Solo nei primi tempi riportarono il nome “Grazioso” sulla paletta che poi scomparve per scelta di Selmer che sul catalogo iniziò a chiamarla Resonet.

Questa era una delle chitarre elettriche più costose all’epoca nel Regno Unito, ben 55 sterline, con tracolla in dotazione e custodia a parte (6 sterline). Per fare un paragone con un’altra chitarra elettrica  in voga nel periodo, la Hofner Club 40 costava 32 sterline. La più economica Rosetti Solid 7, 18 sterline.

Fender Telecaster 1959 – “The Dragon”

Originariamente una Blonde Telecaster 1959 Top Loader (ovvero con le corde ancorate direttamente al ponte e non passanti attraverso il body) e slab board in palissandro, usata prima da Jeff Beck e poi passata dallo stesso a Page quando lo sostituì negli Yardbirds.

Page dapprima applicò degli specchietti adesivi allo strumento (che fu chiamata Mirror), poi, nel 1967 Page sverniciò completamente lo strumento e dipinse un drago psichedelico, applicando poi un battipenna trasparente in acrilico tagliato da lui.

Usata nei primi due album dei Led Zeppelin e nello storico assolo di Stairway to Heaven.

Lo stesso Page racconta che la chitarra ebbe una fine tragica. “Ero andato in tour con la Les Paul che mi aveva dato Joe Walsh. Al ritorno un amico mi dice, ti ho fatto un regalo. Avera ridipinto completamente la Dragon ma, per farlo, aveva smontato e rimontato lo strumento distruggendo in pratica un PU e il wiring. Solo il neck Pu funzionava ancora. Ho preso il manico e l’ho montato su una tele string bender che ho usato con The Firm. Il resto non l’ho più visto.”

 

25/04  Jimmy Page – 1959/1961 Danelectro  3021 DC Black

 

La data di nascita di questa chitarra è controversa, spesso si dice sia una 1959, ma altri sostengono sia una 1961. Ma tutto ciò poco importa.

Una chitarra che Page ha usato spesso lungo tutta la carriera  con i Led Zeppelin e in classici come Kashmir. E la usa ancora adesso, come nel documentario “It Might Get Loud” insieme a Jack White a The Edge.

Anche qui ne approfittiamo per raccontare di queste chitarre.

Molto particolari le chitarre disegnate e prodotte da Nathan Daniel a partire dal 1954. Innanzitutto il body, costituito da una intelaiatura di pino alla quale sono collegate due ali, il manico e il supporto del ponte in legno pieno. Il body è poi ricoperto da due lamine da 10 mm di spessore di masonite, un materiale prodotto da trucioli di legno essiccati a vapore e compressi in lastre. Questo metodo permette di ottenere uno strumento molto leggero e resistente. Ad essa vengono poi applicati i pickups lipstick tube. I potenziometri sono di tipo concentrico, la parte esterna regola il tono e quella centrale il volume. Il ponte è in palissandro regolabilein altezza. Famosa la paletta a forma di bottiglia di Coca-Cola.

Economiche, leggere e con un suono piùttosto brillante adatto alla nuova generazione di hardrocker, ottennero un discreto successo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60.

Jimmy Page – Gibson Les Paul ’58 – Number One**

 

Sappiamo più o meno tutto della vita e delle opere di questo signore nato nel 1944 nel Middelsex.

Adesso parliamo della sua Gibson Les Paul “Burst” 1958 detta Number One, strumento che credo condivida con la Billy Gibbons Pearly Gates e con la Peter Green Greenie/Magic il titolo di Burst più iconica di sempre.

Jimmy “Portafoglio” (soprannome che gli derivò per un maniacale attaccamento al denaro) durante la sua lunghissima carriera ha posseduto non meno di 1.500 chitarre ( come conferma lui stesso in un’intervista alla BBC del 2005)

Acquistò questa Les Paul ’58 nell’Aprile del 1969 a San Francisco dall’allora chitarrista della James Gang (e noto “spacciatore” di chitarre) Joe Walsh per circa 500 sterline o 1.200 dollari.

Arrivata in Inghilterra lo strumento fu pesantemente modificato. E’ stata prima di tutto sverniciata, poi è stato abbassato il body (intervenendo sulla parte in mogano) tanto che risulta più sottile di una normale Les Paul, e il manico, per renderlo più simile a un ’60, perdendo di conseguenza il serial number.  Dopo averla utilizzate in alcuni concerti  sostituì le meccaniche Kluson con delle Groover dorate, pratica abbastanza in uso in quel periodo, le Groover sicuramente rendevano l’accordatura più stabile, ma il problema più grosso era che nelle nuove Kluson la plastica tendeva a deteriorarsi rapidamente e quindi diventavano inutilizzabili.

Il potenziometro del Tono del PU al ponte fu sostituito con un push-pull per poterlo utilizzare in fase o controfase.

Durante una Tournèe australiana del 1972 il pickup inizò a funzionare male. Per questo al ritorno in patria fu sostituito con un T-top, che negli anni ’90 fu sostituito a sua volta da un Seymour Duncan Custom wound. Il PU al manico rimase quello fino al 2000 quando fu sostituito con un PAF 1960.

Le modifiche subite nel tempo e la conseguente mancanza di riferimenti rendono difficile datare lo strumento, tanto che alcuni recentemente sostengono che la chitarra fosse in realtà una ’59 e c’è una corrente di pensiero che ha preso abbastanza piede che parla addirittura di una inizio ’60.

Due aneddoti relativi a questo strumento: Jimmy Page perse la custodia originale, piena di adesivi di questa chitarra.

Un paio  di anni fa un newyorkese acquistò la custodia e, guardando gli adesivi ha capito cosa fosse, restituendola a Page dopo 47 anni. Essendo un fan dei Led Zeppelin non ha voluto nulla, incontrare Page è stato un pagamento più che sufficiente.

Poco dopo l’uscita della Custom Shop Number One (della quale ho posseduto per breve tempo la n. 6) un amico collezionista si recò a Londra per incontrare Page e trattare l’acquisto della chitarra.

La richiesta fu di un milione di sterline ma la ritenne eccessiva per una chitarra già abbondantemente sfruttata a fini commerciali.

Bene questo è il primo capitolo della saga delle chitarre di Jimmy Page. Alla prossima.