Lo strumento che vi presento questo mese è un meraviglioso basso elettrico risalente al secondo mese produttivo dalla sua comparsa che avvenne ufficialmente nel luglio del 1960 al N.A.M.M.: il Jazz bass
Leo Fender progettò questo futuristico strumento insieme ai suoi collaboratori con l’intento di costruire un basso elettrico moderno che offrisse più possibilità sonore rispetto al già esistente modello Precision conservandone parzialmente forma e look ma modificandone strutturalmente il circuito elettronico.
Costruito con gli stessi materiali dei già esistenti bassi e chitarre fender, il jazz bass presentava un manico con sezione molto piccola (A) vicino alla paletta e 2 pickup separati tra di loro in posizione a permettere varie sonorità pilotate da 2 comandi di tono-volume sovrapposti tra loro che videro modificare il disegno solo dopo quasi tre anni per divenire un volume per ogni pickup ed un singolo tono e condensatore abbinato ai due microfoni.
Il manico in acero presenta fino all’autunno 1962 la tastiera in palissandro brasiliano ‘slab’ e le meccaniche Kluson giganti sono a rotazione inversa.
Il battipenna in celluloide era tartarugato e dal 1961 con la comparsa dei colori custom a listino anche bianco a tre strati con le coppe copri ponte/pickup che presentavano fori per le viti molto ridotti non svasati ad accogliere le piccole viti a base piatta che erano le medesime anche per lo scudo dell’elettronica.
Come per la Jaguar dal 1962, anche il jazz bass nacque con la logo ‘transition’ differente da tutto il resto della produzione ‘spaghetti’ ed il corpo era costruito in ontano ad unica eccezione dei bassi che dovevano ricevere vernice custom ‘blonde’ per i quali si utilizzava rigorosamente il frassino.
La ‘massa’ era presentata da una sottile lamiera che attraversava il corpo dal pickup al ponte fino ad ancorarsi sotto il ponte stesso ed il sistema di ‘mute’ era composto da 4 lamelle regolabili singolarmente con un feltrino all’estremità che se azionato provocava la ‘sordina’ della singola corda desiderata.
Molti corpi verniciati nel 1960 presentano nel tempo uno scolorimento del pigmento rosso che evaporando lascia il look due toni definito ‘faded’; si attribuisce questa causa all’utilizzo di un differente diluente tipo la trielina più economico utilizzato sperimentalmente in fase di verniciatura che ove utilizzato ne abbia provocato nel tempo la volatilizzazione di alcuni pigmenti.
La custodia è ricoperta di un tolex marrone ed interno con flush arancio e veniva accessoriato di una cinghietta di cuoio alla vendita.
Strumento molto leggero e di grande versartilità è ancor oggi una delle più importanti espressioni del basso elettrico utilizzato senza modifiche da tanti grandi musicisti.
Scheda tecnica, particolari e foto dettagliate sono reperibili sul volume 2 ‘our vintage soul’ reperibile sul nostro sito www.flaviocamorani.it.
Grazie per l’attenzione….al prossimo mese!