MIKE BLOOMFIELD LES PAULS AND GEARS

Come ben sappiamo noi cultori della Les Paul, la Burst fu dismessa nel 1960 e sostituita dalla più moderna forma SG (Solid Guitar). Ma a metà degli anni ’60 tornò prepotentemente alla ribalta.

Tutti sappiamo che dopo l’uscita del disco John Mayall Bluesbreakers with Eric Clapton. Dove lui suonava una Les Paul Burst collegata a un combo Marshall (soprannominato poi Bluesbreaker), iniziò la corsa all’oro da parte dei più importanti chitarristi dell’epoca, soprattutto inglesi.

Ma sappiamo anche che chi ha il merito maggiore nella reintroduzione della Les Paul non  fu Clapton, ma di un chitarrista americano, Mike Bloomfield.

Michael Bernard Bloomfield, nato a Chicago il 28 luglio 1943 e morto a San Francisco il 15 febbraio 1981, è stato uno dei più importanti chitarristi della scena blues-rock.

Ha iniziato a suonare giovanissimo nel southside accompagnando i vecchi bluesman di Chicago. Su questa esperienza scrisse anche un libro, Me and Big Joe, su Big Joe Williams.

Di origine ebrea, ricordiamo questa sua celebre frase: “ I neri esteriorizzano la propria sofferenza, gli ebrei la interiorizzano, in ogni caso la sofferenza è il fulcro del Blues”.

Fu scritturato, insieme all’amico Al Kooper, da Bob Dylan per l’album Highway 61 Revisited, e lo accompagnò sul palco del controverso Newport Folk Festival 1965.

Fece parte della Paul Butterdield Blues Band.

Mentre suonava con il gruppo al Greenwich Village, una sera andò a vedere un chitarrista emergente che suonava al Cafè Wha?, Jimi Hendrix. Dopo aver visto l’esibizione scomparve letteralmente per una settimana. Raccontò che era andato in crisi ed aveva seriamente pensato di smettere di suonare la chitarra, consapevole che non avrebbe mai potuto arrivare a quei livelli.

Nel 1967 forma, insieme a Barry Goldberg, gli Electric Flag che debuttarono con grande successo al Monterey Pop Festival.

Nel maggio 1968, insieme all’amico Al Kooper, Stephen Stills, Barry Goldberg, Harvey Brooks e Eddie Hoh, incide un disco che sarà una pietra miliare nella storia del rock: Super Session.

 Dopo il grande successo e due album Live che ne seguirono, si ritira per un periodo dalle scene per dedicarsi al blues acustico e allo studio delle radici del blues, pubblicando diversi album.

Nel settembre 1980 fece alcune date in Italia accompagnato da alcuni musicisti italiani, Silvano Borgatta (tastiere) Fabio Treves (armonica a bocca), Claudio Bazzari(slide guitar), Tino Cappelletti (basso) e David John Baker (batteria) e registrando anche un disco dal vivo pubblicato dalla Mama Barley Records.

Il 15 febbraio 1981 fu trovato morto per overdose nella sua auto.

Straordinaria la storia di Bloomfield musicista e altrettanto straordinaria quella delle sue chitarre.

Bisogna dire che non aveva una gran cura degli strumenti. Spesso le portava in giro sull’autobus senza fodero e con il cavo ancora collegato che sbatteva da tutte le parti. Le rotture e i segni erano spesso riparati con del nastro adesivo.Facilmente perdeva le manopole.

Comunque iniziò  a suonare a 12 anni con una Harmony acustica economica e fu ispirato da suo cugino Charles che aveva una resonator,

Il suo maestro, Tony Carmen, aveva una Les Paul Custom ’55/’56 e probabilmente questo gli mise la passione per le Les Paul.

Intorno al 56/57 acquistò la prima chitarra elettrica dal banco dei pegni di suo nonno, noto come Uncle Max. A quindici anni una ES-175 con un ampli GA-20.

Poi si concentrò sul Blues acustico utilizzando una Martin D-28, con la quale occasionalmente suonava al Greenwich Village.

Nel 1964 si trasferì definitivamente a New York dove lavorò con John Hammond e una Band della quale facevano parte Robbie Robertson e Levon Helm.

Tornato a Chicago acquista una Fender Duosonic del 1956, una testata Bassman e un Epihone Futura Amp 4×10 (simil-bassman)

Il lavoro in studio e dal vivo con John Hammond lo convince che ha bisogno di una chitarra decente, ed acquista una Fender Telecaster 1964 nuova, che sarà la sua prima chitarra importante. Non avendo abbastanza soldi non comprerà la custodia. Prenderà invece un ampli Ampeg combo, da usare in studio.

Con questo set registrerà anche l’album con Bob Dylan,  andrà sul palco a Newport e farà e le prime incisioni con Paul Butterfield.

Nel 1965 scambierà questa Tele con una Les Paul Goldtop 1954. La chitarra era piuttosto conciata, la presa jack era tenuta ferma con del nastro adesivo.

La usò, insieme a una seconda Telecaster per le successive incisioni con Paul Butterfield.

Con gli Electrifc Flag in studio usò anche una Gibson Byrdland.

Ma un altro pensiero iniziò a formasi nella sua testa. L’anno prima aveva suonato con Paul Butterfield in Inghilterra ed aveva visto Clapton usare la Les Paul Burst e voleva il suono che lui aveva con i Bluesbreakers.

John Sebastian ne aveva una (la mitica Spoonful) e la lasciò agli studi Elektra. Quindi Bloomfield andò in studio e provò la chitarra di Sebastian e decise che voleva una Burst a tutti i costi.

Scoprì che Dan Erlewine, che era stato il tecnico della Paul Butterfield Band e di vari chitarristi famosi, ma nel frattempo era anch’egli chitarrista con la sua band, ne possedeva una e cominciò a tampinarlo.

Alla fine gli offrì di scambiarla con la sua ’54 più 100 dollari ed Erlewine, attratto soprattutto dai soldi, cedette.

La chitarra aveva un top superfiammato (probabilmente con seriale vicino al 2000, il periodo più cercato dai collezionisti).

Erlewine aveva installato delle meccaniche Groover sulla chitarra ma ripristinò le Kluson originali e spedì la chitarra a Bloomfield con un pacco contenente anche le Groover e le istruzioni per montarle.

Mike Bloomfield usò questa chitarra ininterrottamente per i seguenti sette anni, inclusa la Super Session e i live conseguenti.

Cosa successe in seguito alla Les Paul Burst di Bloomfield?

Mike suonò in un Club di Vancouver, The Cave, per cinque giorni. Non è chiaro perché se ne andò all’improvviso lasciando la chitarra.

Dopo poco il proprietario del Club vendette la chitarra a un chitarrista canadese per poco meno di mille dollari.

Questi a sua volta la vendette a un collezionista canadese nel 1980 e alla fine fu acquistata da un collezionista americano.

E’ certo che Bloomfield non fece nessuno sforzo per rientrare in possesso della chitarra. Anzi perse un’altra delle sue chitarre famose, la Blue Telecaster, senza curasi di ritrovarla.

Probabilmente questo atteggiamento è legato al suo sempre più forte coinvolgimento con l’eroina.

Negli ultimi anni Bloomfield usò una es 355 e soprattutto una stratocaster 1975 che verniciò di nero.

Negli ultimi anni abbandono praticamente la chitarra elettrica e si dedicò al mandolino o a vecchie Kay acustiche.