APPROFONDIMENTO FEBBRAIO 2019
LA NASCITA DELLA CHITARRA ELETTRICA – PARTE 2
La fabbrica nacque con due edifici di circa 200 metri quadri complessivi dove rudimentali paratie di legno separavano tra loro i reparti di falegnameria, camera di verniciatura, tavoli per assemblaggi, scansie di magazzino ed ufficio mancando addirittura di servizi igienico-sanitari per il quale scopo inizialmente il personale doveva adattarsi utilizzando i locali della vicina Stazione ferroviaria del Paese.
Questi capannoni rappresentavano l’intera primordiale fabbrica che diede vita ai primi strumenti ed amplificatori ideati da Leo Fender e dai suoi collaboratori che videro accrescere velocemente le richieste da parte di rivenditori e musicisti tanto da necessitare il trasferimento a breve in tre più capienti edifici corredati da nuovi macchinari ed ulteriore manovalanza.
Alla fine degli anni ’40 la fervente ripresa economica del dopo guerra accompagnava una progressiva evoluzione musicale e l’ingresso sulle scene di questa nuova gamma di amplificatori e strumenti elettrici a corde offrì le condizioni tecniche ottimali ai tanti musicisti che erano alla continua ricerca di differenti sonorità ed accentuati volumi da poter esprimere nelle loro esibizioni dal vivo guidando ad un esponenziale successo il nuovo marchio Fender.
Da allora ad oggi le migliaia di strumenti ed amplificatori costruiti sono stati venduti in ogni nazione e sono divenuti principale materia di ricerca di collezionisti e musicisti che ambiscono a recuperarli con relative custodie, accessori e cartellini identificativi quanto più esteticamente completi e ben conservati.
Naturalmente nel corso dei decenni la maggior parte di questi strumenti ed amplificatori che hanno accompagnato migliaia di artisti sui palchi di tutto il mondo hanno subìto usure, modifiche, restauri o riverniciature e solo una minima percentuale di loro risulta ad oggi integra e completa di accessori.
Come logico questo fattore implica che al ritrovamento di un vecchio strumento usato ne scaturisca una attenta analisi per valutarne le condizioni conservative e di originalità; dopodiché spesso si rende necessario un restauro qualora si presentino defezioni tecniche rimediabili per donargli nuovamente autenticità e corrette funzionalità.
Non abbiamo un rapporto dettagliato e preciso di quante chitarre Telecaster ed Esquire ‘Blackguard’ furono prodotte fra il 1951 ed il 1955 ma considerando le lente tempistiche artigianali di allora unite alle restrizioni commerciali imposte dal governo a seguito del conflitto bellico in Korea che causarono rallentamenti produttivi dovuti alla scarsa reperibilità di componenti prodotti in metallo dall’estate del 1950, le stime ipotetiche si aggirano ad un totale di alcune migliaia di unità (si presume circa 1000 all’anno).
Fino ad allora (correva l’anno 1949) la tecnica costruttiva di strumenti musicali prodotti da ditte come Gibson, Gretch e Rickenbacker era basata su di un disegno di bassi e chitarre che vedevano manico e corpo incollati tra loro con caratteristiche tecniche generali che purtroppo ne limitavano eventuali riparazioni spesso richieste dai musicisti.
Fu per primo Leonidas Fender ad intuire che come avveniva già da tempo nel settore costruttivo automobilistico, progettare uno strumento che offrisse facilità di riparazioni o sostituzioni delle sue componenti danneggiate o usurate assemblabili ed intercambiabili tra loro potesse aprire larghi orizzonti al nascente mercato del settore dell’industria di strumenti musicali proponendo oggetti di facile realizzazione che offrissero nel contempo maggiori regolazioni tecniche e praticità di interventi per richieste riparazioni.
Questa lungimirante intuizione fu tatticamente supportata in seguito da altrettanto geniali campagne pubblicitarie all’avanguardia che proponevano i prodotti Fender in eleganti cataloghi e manifesti ricchi di moderni slogan, vivaci colori ed immagini dove venivano anno per anno evidenziati i nuovi modelli con le rispettive caratteristiche tecniche ed accessori o parti di ricambio a disposizione dei negozi rivenditori.
Nel primo catalogo Fender risalente al maggio 1950 la chitarra elettrica spagnola ( ‘ES’ – Electric Spanish) denominata Esquire venne presentata ufficialmente come un innovativo strumento musicale che offriva la novità di regolare l’altezza delle singole corde sulla tastiera, di sostituire un manico danneggiato o con i tasti consumati sfruttando lo slogan “Si cambia in circa 10 minuti!” e finalmente permetteva di ottenere un volume accentuato in esecuzione senza provocare indesiderate dissonanze o rimbombi fino ad allora vera croce dei musicisti.
Il marchio Fender fu in assoluto il primo della categoria ad offrire al musicista la possibilità di ottenere modifiche o riparazioni apportabili a richiesta sul proprio strumento già precedentemente acquistato senza alterarne l’originalità come l’aggiunta di un ponte con tremolo su una Stratocaster prodotta con ponte fisso, o di cambiare la colorazione del corpo, o di sostituire un intero manico danneggiato o con i tasti consumati dall’usura.
Agli inizi degli anni ’60 la fabbrica Fender era gradualmente cresciuta incrementando progressivamente la grandezza delle proprie sedi ed il numero del personale addetto garantendo comunque ai suoi rivenditori e clienti prodotti di impeccabile qualità ed affidabilità.
Nella metà del decennio ’60 la Ditta aveva raggiunto enormi proporzioni industriali e l’intero organico formato da oltre cento impiegati stentava a soddisfare le sempre crescenti richieste di mercato.