APPROFONDIMENTO GENNAIO 2019
LA NASCITA DELLA CHITARRA ELETTRICA – PARTE 1
Nel 1948 Clarence Leo Fender già titolare di un laboratorio di riparazioni radio e televisori assunse un giovane impiegato di nome George Fullerton che si rivelò immediatamente molto abile e preparato nel settore dell’elettronica e progettazione in generale.
Collaborando a diverse idee e progetti, dopo diversi esperimenti e studi, riuscirono nell’intento di trasformare la ‘lap steel’ hawaiana in ‘Electric Spanish’ (‘ES’) esaudendo finalmente le richieste dei musicisti che lamentavano fino ad allora la problematica di potere amplificare le proprie chitarre acustiche ad alti volumi senza causare fastidiose risonanze sonore.
Leo e George in successive interviste di repertorio dichiararono di avere ‘partorito’ lo strumento ufficiale dopo avere vagato nei locali notturni frequentati dai musicisti di allora appositamente per individuare, elaborare e fare testare direttamente i loro prototipi dagli artisti raccogliendo critiche e consigli che li guidassero ad individuarne e correggerne eventuali difetti strutturali fino ad ottenere il risultato finale desiderato.
Come immaginabile questi primi prototipi necessitarono di piccoli accorgimenti tecnici che vennero apportati nei mesi che seguirono la sua presentazione ufficiale al convegno dello strumento musicale statunitense N.A.M.M. nel luglio del 1950.
In quel contesto la nuova chitarra elettrica era offerta in unico colore nero e batti penna bianco al prezzo di 139,95$ con un microfono (a 169,95 $ se con due microfoni) abbinandola ad una elegante cinghia reggi chitarra ed opzionalmente ad un astuccio a forma di ‘termometro’ in cuoio o di legno rivestito prodotto dalla ditta Bulwin al costo accessorio di 39,95$ .
Poche decine di esemplari vennero prodotti con le caratteristiche descritte nel primo catalogo di lancio ed a breve vennero apportate alcune modifiche e migliorìe tecnico-costruttive tra le quali: l’aggiunta del bottone abbassa corde sulla paletta, feritoie interne come sede dei fili dell’elettronica, la barra metallica regolabile all’interno del manico che ne aumentasse robustezza e stabilità, la sostituzione di alcune materie prime come per esempio il corpo costruito in frassino e non più in pino, il batti penna da colore bianco a nero, la finitura del corpo da nero a Blonde/Butterscotch.
Sperimentazioni che terminarono nel 1951 quando, dopo alcune controversie giuridiche nei confronti della Ditta concorrente Gretsch, venne scelto il nome definitivo di identificazione ‘Esquire’ se con un microfono o ‘Telecaster’ se con due microfoni.
Alla nascita dell’attività commerciale, la costruzione e l’assemblaggio dello strumento e dell’amplificatore musicale Fender venne svolta in modo totalmente artigianale da pochi impiegati che diedero vita ad una produzione complessiva limitata a poche decine di unità di strumenti ed amplificatori al mese.
Per avere un quadro esatto delle realtà costruttive di quel periodo storico è fondamentale capire che alla metà del secolo scorso le persone che noi oggi definiamo tecnicamente ‘liutai’ non erano che comuni artigiani spesso di origine messicana che ogni giorno lavoravano con manualità le materie prime reperibili sul mercato nei vari periodi storici eseguendo le mansioni loro affidate secondo le direttive dettate dall’Azienda.
Particolare curioso è che normali operai ed impiegati di una ditta di strumenti musicali del passato mai avrebbero immaginato che la loro firma o sigla identificativa apposta su assi di legno che intagliavano quotidianamente avrebbe dato vita ad oggetti di importante valore storico ed economico che a distanza di decenni tanti appassionati come noi avrebbero studiato ed approfondito minuziosamente.