Negli anni, oltre alla produzione dei numerosi strumenti personalizzati, NOAH GUITARS ha sviluppato diversi modelli caratterizzati da specifiche proprie e catalogabili in tre serie distinte: NOAH Traditional, NOAH Paraffina e NuNOAH Serie.
Nata nel 1996, NOAH Traditional Serie applica ancora le ricette originali concepite dai fondatori iniziali. L’innovazione del corpo in alluminio è associata alle caratteristiche più tradizionali di questo tipo di strumento: capotasto 41,5 mm, i controlli rispettano le posizioni in linea retta e tutti i pickup sono montati dal fronte. Anche il manico bolt-on in acero rispetta le vecchie regole, ma con un tocco fresco di dettagli in alluminio lucido e con un design originale della paletta NOAH. Un paio d’anni dopo, il basso nasce seguendo le regole di progettazione della chitarra correlata.
Prodotta nel 2006, NOAH Paraffina Serie deriva dal progetto sviluppato in convergenza con Lorenzo Palmeri “Paraffina Slapster”, la cui forma è frutto di un attento studio sulla gestualità e sulla teatralità del musicista realizzato dal designer italiano. Il primo segno distintivo è la presenza di una maniglia ricavata “forando” il corpo della cassa, con essa lo strumento diventa maneggevole nel trasporto e comodo da indossare. Altro elemento distintivo è l’originale paletta. Nel 2013, il basso nasce seguendo le regole di progettazione della chitarra correlata.
Nata nel 2016 e progettata in convergenza con Marco Pancaldi, NuNOAH Serie esprime un profondo rinnovamento della concezione dello strumento: sulla fondamentale intuizione del corpo in lega di alluminio, per la prima volta nella storia di NOAH, s’innesta un’ampia diversificazione delle soluzioni elettriche (pickup, controlli) e meccaniche (ponti, vibrato). Tutti i particolari dei nuovi strumenti sono pensati per integrare armonicamente l’evoluzione, tecnica e musicale, avvenuta nell’ultimo mezzo secolo, così da offrire al musicista uno strumento facile da suonare, intonato e affidabile. Capotasto e tastiera si allargano, aumentando la “suonabilità” delle corde più esterne.
Di seguito, riproponiamo l’intervista condotta da Piero Chianura a Marco Pancaldi, pubblicata lo stesso anno su BigBox FreePress (LINK: http://www.bigboxmedia.it/):
BB – Come sei entrato nel progetto NOAH?
MP – Sono entrato casualmente, e in maniera molto “morbida”. Avevamo molti amici in comune, musicisti e tecnici del suono – pochi gradi di separazione, come si dice oggi; qualche anno fa Renato Ruatti ed io ci siamo infine incontrati a una mostra del fotografo Guido Harari, davanti a un curioso ritratto di Lou Reed che si specchiava nella sua NOAH. Poco tempo dopo ho avuto modo di provare la chitarra ed è stato immediatamente chiaro quali fossero i pregi, e dove lo strumento potesse essere migliorato, o meglio, ricordo di aver detto, “distillato”. Dopo una frequentazione abbastanza informale, si è concretizzata circa un anno fa l’ipotesi di una collaborazione effettiva.
BB – Quali sono le novità innestate sul progetto originario?
MP – La chitarra NOAH nasce nella tradizione Tele-style, con l’importante innovazione del corpo metallico, realizzato con le tecniche di lavorazione industriale dell’alluminio aeronautico. A fianco di questa fondamentale caratteristica estetica e sonora, lo strumento è sempre rimasto fedelmente ancorato
all’archetipo della Telecaster, della quale ha ereditato tutte le soluzioni hardware, comprese le dimensioni del manico e la posizione dei pickup: sono proprio questi elementi che meritavano di essere ripensati e rielaborati. Quando ho suonato per la prima volta una NOAH, ho scoperto che il corpo in alluminio tende a far risaltare delle frequenze che il legno normalmente non restituisce: sembra quasi che la chitarra abbia un’estensione di un’ottava in più verso l’alto, con armonici superiori molto valorizzati (questo senza suonare sintetica o artificiale come succede ad alcuni strumenti high-tech moderni) e una voce peculiare ma non troppo distante da quella dell’originale cui si ispira. Qui il ruolo dell’alluminio non è solo quello di rispecchiare la luce, rendendo lo strumento un “gioiello suonante”, ma anche quello di riflettere, timbricamente, la risonanza del manico. È come se il carattere del manico venisse restituito e magnificato dal corpo in alluminio, che agisce come una “lente di ingrandimento” sonora. Insomma, è da questa specificità che sono partito, anzi siamo ripartiti insieme, perché devo dire che fin dall’inizio della nostra collaborazione mi hanno dato molta fiducia e lasciato molta libertà. L’obbiettivo era quello di espandere il potenziale dello strumento, di renderlo più accurato e aggiornato tecnicamente: aumentare la versatilità della chitarra. L’idea fondante è stata quella di ideare un singolo, coerente, nuovo modello, la NuNoah, ma di renderlo declinabile in modi differenti, grazie alla combinazione dei vari elementi: principalmente i ponti e la parte elettronica.
BB – Entriamo nei particolari?
MP – Assecondando questa intuizione, siamo arrivati a realizzare i primi tre strumenti che ben illustrano le molte possibilità. Una prima chitarra, con ponte fisso di ispirazione tele, monta pickup TVJones: T-Style al ponte, sovravvolto e con magneti oversize, e Power’Tron al manico, un inconsueto incontro delle tradizioni Telecaster e Gretsch. Un secondo strumento, dotato di ponte vibrato Gotoh strat-style, monta due humbuker Di Marzio PAF 36esimo anniversario, che sono per me uno standard di riferimento. Il terzo, con combo tunomatic-vibrato Duesenberg, ha due P90 “vintage” Seymour Duncan. Mi piace dire che in tema di pickup ho scelto componenti “normalissimi”, e con questo non intendo sminuire la chitarra né tantomeno i produttori dei pickup; al contrario: si tratta di configurazioni semplicissime perché lo strumento funziona così bene dal punto di vista acustico-meccanico che non serve nulla di più che inviare il suono del legno e dell’alluminio all’amplificatore attraverso un trasduttore affidabile. All’interno, la chitarra è altrettanto curata: la componentistica è quanto di meglio offre il mercato attualmente e il cablaggio è realizzato a regola d’arte per garantire affidabilità e facilità di intervento in caso di eventuali malfunzionamenti.
BB – Hai scelto tre configurazioni che ripropongono tre classici “vestiti” che i chitarristi possono far indossare al loro strumento, a seconda dell’indirizzo sonoro che vogliono ottenere.
MP – Prima di NuNoah, avevamo a catalogo vari modelli (che rimangono disponibili, avendo una propria specificità); ma la configurazione elettronica era sempre e solo quella di una classica Tele. Spesso i musicisti chiedono una personalizzazione scegliendo tra diversi tipi di pickup, ma il timbro di un pickup non dipende solamente dal tipo di filo che usi e dal numero di avvolgimenti. Il circuito magnetico e la geometria della bobina sono altrettanto importanti, quindi la sede del pickup deve poter cambiare. Per ottenere questo nuovo livello di versatilità è stato necessario invertire la modalità di sospensione dei pickup nel corpo, un lavoro che NOAH aveva intrapreso già qualche tempo prima del mio arrivo, e che ho completamente abbracciato, perché rappresentava esattamente ciò che era necessario dal punto di vista funzionale: Mauro Moia ha ridisegnato da zero i corpi, assecondando le mie intuizioni e portando l’esperienza maturata nella costruzione dei molti modelli precedenti. Abbiamo dedicato anche molto lavoro allo scopo di rendere il corpo dello strumento il più leggero e bilanciato possibile, arrivando allo spessore di 35 mm che NOAH aveva utilizzato in passato solamente su alcuni bassi.
BB – Cosa hai scoperto di nuovo sull’interazione tra elettronica e corpo in alluminio?
MP – NOAH aveva già riscoperto molti anni fa l’efficacia schermante dell’alluminio, caratteristica che ci permette di usare dei single coil puri godendo di ampia protezione da disturbi elettromagnetici ed elettrostatici. Senza entrare in dettagli troppo tecnici, questo tipo di costruzione tende anche ad addolcire
lievemente la risposta dei pickup. Proprio questa combinazione di fattori meccanici ed elettronici è l’origine della timbrica particolare delle NOAH.
BB – A quale tipo di musicista si rivolgono i nuovi modelli Nu?
MP – Non abbiamo pensato a priori a un particolare tipo di chitarrista, Né a un genere musicale specifico. Avevamo un punto di partenza, che è ovviamente l’anima della NOAH: fare un’elettrica Tele– style con corpo in alluminio, inserita nella tradizione ma adatta al XXI secolo.
BB – Dopo la sbornia delle customizzazioni, stiamo tornando di nuovo a strumenti progettati con una personalità propria..
MP – Dopo tanti decenni dalla loro introduzione, è sempre evidente che Tele e Strato sono strumenti nati da un intuito funzionalista e modulare, riscoprendo il quale è quasi naturale abbandonarsi a customizzazioni varie. Nel caso di NuNoah, credo di avere cercato prima di tutto di definire una “visione”. In modo un po’ filosofico direi: non ho pensato al chitarrista; ho pensato alla chitarra. Ora siamo curiosi di scoprire chi la apprezzerà.
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