QUATTRO PASSI NELLA LES PAUL

4) 1951 PROGETTAZIONE
Si arrivò a definire un’idea di massima. Lo strumento doveva ricordare nella linea le prestigiose Archtop Gibson, avere spalla mancante e dimensioni del body simili alla ES-140.
Con queste poche indicazioni venne incaricato il capo progettista Larry Allers di approntare alcuni prototipi per la solidbody.
A LUI si deve il 90%, e anche qualcosa in più, della Les Paul.
Ne furono prodotti diversi, ma oggi ne è rimasto solo uno. Usato per alcuni anni da suo figlio Ron (appassionato cantautore rockabilly). Degli altri si è persa traccia. E anche questo ha subito diverse vicissitudini. Ceduto a un rivenditore, Prune Music, nel 1972 e venduto al tastierista/cantante Lee Michaels.

Nel 1974 fu addirittura convertito, riverniciato tobacco sunburst, montati Humbuckers e ponte wraparound. Acquistato in seguito dall’attuale proprietario, Warren “Tornado” Klein, nel 1983 fu affidato a Scott Lenz e David Flood che la riportarono all’originale finitura natural, oltre a ripristinare il ponte Bigsby, il tendicorde preso da una Gibson archtop, i pickups p-90 (con delle improbabili covers grigie dog-ear), e i barrel knobs prima versione.
Per i cultori il top era un pezzo unico curly maple.Tra le differenze, rispetto al modello definitivo, la chitarra nell’insieme aveva un body leggermente più sottile e un attacco del manico molto diverso, con un tacco molto meno pronunciato e due spine di legno a rinforzo.

In linea di massima però la chitarra era pronta, mancava da definire qualche dettaglio, e il Nome.

5) 1951 ENDORSEMENT
Mentre i progettisti, con la supervisione del direttore vendite Clarence Havanga, detto Mr. Gibson per la sua grande conoscenza del catalogo e, soprattutto dei processi produttivi, di “dannavano l’anima” per creare un modello di solidbody che rispondesse ai requisiti qualitativi dell’azienda e, al tempo stesso, in grado di colpire la fantasia popolare, i vertici dell’azienda decisero che, per dare ancora più visibilità al nuovo modello, doveva essere legato a un chitarrista di prestigio.

Operazione che già aveva portato vantaggi in passato, con i modelli Nick Lucas e Roy Smeck, tanto per citarne alcuni.
Fu il rappresentate/chitarrista “Tiny” Timbrell a suggerire il nome di Les Paul.

Les era già stato presente sui cataloghi Gibson nel 1939 e nel 1949, era sulla cresta dell’onda, aveva appena vinto il popolare referendum di Down Beat, era un innovatore e un inventore e si era già cimentato in alcuni studi sulla chitarra elettrica. Quindi chi meglio di lui?

La dirigenza del gruppo CMI, il presidente Maurice Berlin e il suo braccio destro Mark Carlucci, organizzò rapidamente un incontro con Les Paul.
Una proposta economica che prevedeva una percentuale del 5% sulle vendite delle chitarre con il suo nome oltre alla possibilità di accedere alla fabbrica, prendere strumenti da provare e l’autorizzazione a richiedere delle versioni con caratteristiche particolari a sua discrezione, e l’accordo fu siglato.

I due portarono con se anche un prototipo da mostrare a Les.
Lui ne rimase ben impressionato, suggerì alcune varianti, come quella che lo strumento avrebbe dovuto essere flattop, proposta subito ignorata perché il carved top era il punto distintivo che legava il prodotto al resto del catalogo Gibson, fatto soprattutto di archtop semielettriche.
A questo proposito sui vari libri vengono riportate due versioni.

La prima dice che quando Les Paul vide il prototipo con il carved top ne rimase entusiasta, la seconda è che ne rimase contrariato ritenendolo inutile su una solidbody.

Io propendo per quest’ultima, forte anche del fatto che, alla fine del 1953, quando iniziò a delinearsi il nuovo modello Custom, lui insistette ulteriormente sul fatto di volerla flattop, anzi pare che ne abbia richiesta una così per uso personale.

Nonostante tutte le leggende che gli sono state create intorno, possiamo affermare che (lo scrivo in maiuscolo perché resti ben impresso) IL CONTRIBUTO DI LES PAUL NELLA DEFINIZIONE DELLE CARATTERISTICHE DELLA CHITARRA CHE PORTA IL SUO NOME E’ MOLTO MARGINALE.

Però ci sono due fatti che portano il suo contributo.
Alla fine si decise di adottare una combinazione ponte/tendicorde, progettata e costruita da lui nel 1945 nel garage del suo vicino Phil Wagner e installata su una delle sue Gibson L-12.
Les Paul inoltrò subito richiesta di brevetto di questo oggetto, che gli fu concesso ad inizio 1952.

Approfittando dell’opportunità, ordinò una ES-175 in finitura Gold, da regalare a un amico che era in ospedale per vari problemi di salute. Quando lo strumento fu pronto suscitò un certo interesse negli uffici Gibson. Con questa finitura aveva un aspetto più ricco e inusuale.

Da queste due idee vennero sviluppati due modelli di chitarra la ES-295 e la Les Paul Goldtop.

Nelle foto lo vediamo con la LOG, in studio con la chitarra richiesta con una leva particolare e DeArmond al manico (recentemente venduta per 945.000 dollari come la prima Les Paul, ma in realtà lui ne aveva già avute almeno cinque) e in studio circondato dalle sue invenzioni.