Un compleanno con una Lake Placid Blue e Mr. Borracho

Vorrei raccontare la storia di come sono venuto in possesso della mia prima Stratocaster Custom Color, che posseggo tuttora. Si tratta di una Lake Placid Blue del ‘65 acquistata il 29 Dicembre del 2000, il giorno del mio 22mo compleanno. In quegli anni erano comunque costose, ma confrontate alle quotazioni attuali sicuramente più abbordabili.

Veniamo a noi…. Correva l’anno 2000 e stavo svolgendo il servizio civile che sarebbe terminato il 27 Dicembre. Avevo acquistato la mia prima chitarra vintage a 16 anni, una bellissima Stratocaster del 1970, piano piano avevo aggiunto qualche altro pezzo tra cui una ’64 Transition logo. Ma complice un giro alla Fiera di Soave mi ero imbattuto in diverse Custom Color e parte il tarlo…. o il Brucio, come si dice ultimamente.

Metto in vendita un po’ di roba e racimolo il budget necessario per una Custom Color.

Parto con una sorta di selezione mentale per concentrare il campo di ricerca. Il Fiesta Red e l’Olympic White sono dei classici, il Foam Green è incredibile ma introvabile, bello e raro il Sonic Blue, il Dakota Red proprio non mi piace, il Candy Apple è bello… però il Lake Placid…. quello è bellissimo!!! La scelta è fatta, parto alla ricerca di una Lake Placid Blue. In quel momento in vendita in Italia ce n’erano ben 4! Una ’63 ben tenuta, una ’65 vissuta il giusto, e due ’66. C’era davvero l’imbarazzo della scelta, sto parlando di strumenti originali, non restaurate o ripristinate come si usa dire oggi. Senza particolari dubbi o inutili perché.

Prendo la mia Golf e le vado a vedere tutte…. Perché se vuoi capire come è veramente una cosa la devi toccare con mano e provare. Youtube in questo caso non serve, anzi allora non c’era nemmeno.

Giri come questi adesso si chiamano Guitar Safari, un tempo erano gite al cazzeggio totale.

Oggi siamo un po’ troppo social, un tempo andavi nello sgabuzzino dove tenevi le custodie ed era semplicemente mettere ordine, adesso una storia di Instagram con scritto Into the Vault….

Ritorniamo a noi. Le ’66 erano belle, in particolare una molto ben suonante. Ma la ’63 e la ’65 avevano qualcosa in più. Non fraintendetemi…. amo tantissimo le palettone! Infatti da buon Hendrixiano la Strato che uso di più è proprio una ’66 sunburst. In quel momento però volevo fare il colpaccio e portare a casa una bella palettina. Ma il proprietario della ’63 fece una richiesta che era al di sopra delle mie possibilità di allora (dalla stessa persona presi la ’66 sunburst di cui sopra qualche anno dopo). Quindi optai per la ’65…. Ok era un po’ più ingiallita ed usurata, però le chitarre ho sempre amato suonarle. Feci una trattativa veloce col precedente proprietario, che da qui in avanti chiamerò il Dottore. Per riservatezza non svelerò il suo nome, vi basti sapere che è un medico stimato ed un musicista appassionato (in più questo nickname fa molto Spy story). E via che si parte!

Il giorno del mio compleanno prendo su un mio amico, un personaggio alternativo che io chiamo Mr. Borracho ed andiamo a prendere la Lake Placid Blue. Visto che eravamo in Toscana ci spariamo poi una bella Fiorentina da quasi due kg con contorno di fagioli. Nel pomeriggio facciamo un bel giro da un noto rivenditore di Vintage (il mio amico ricorda di aver avuto problemi di meteorismo dovuto ai fagioli) e poi finiamo la serata in Versilia, in locali improbabili con compagnie altrettanto improbabili ad un orario proibitivo e ci svegliamo verso il mezzogiorno del giorno seguente in un parcheggio a Livorno, sulla macchina aperta con la Strato nel baule. Non ricordavo niente perché ero ridotto uno straccio, roba tipo una Notte da Leoni, ma felicissimo che la chitarra fosse ancora lì, poteva sparire viste le nostre condizioni pietose. Qualche volta ci vuole culo, e comunque questa cosa è molto Rock’n’roll!

A distanza di anni non sono pentito di quella decisione (non parlo della serata folle con Mr. Borracho), perché scelsi allora questa ’65? Innanzitutto perché confrontata con altri esemplari dello stesso periodo, suona veramente bene. L’ho usata live per diversi anni, e sicuramente qualche altro chitarrista prima di me, perché è consumata in modo uniforme. Segno questo di un utilizzo costante ma rispettoso. Ad un certo punto ho dovuto far sostituire i tasti, che erano proprio finiti, optando sempre per la misura originale.

Le ’65 in genere hanno un suono più carico di medie rispetto alle ’63 o ’64. Il fatto è verosimilmente dovuto ai pickup grey bottom, che avendo un filo differente ed essendo avvolti a macchina hanno un sound diverso dai precedenti. Altra cosa da notare è lo spessore della paletta, da fine ’64 più spessa rispetto al passato. Questo aspetto secondo me influisce nell’insieme generale, trovo che le ’65 e ’66 abbiano molto focus, cosa che aiuta molto se si utilizzano ampli spinti o un certo numero di effetti. Non ultimo anche lo spessore della vernice sul body, che nelle ’65 in genere non è sottilissima, ma comunque è piacevole al tatto e rende l’idea di uno strumento solido e ben realizzato. Tanti aspetti che combinati tra loro creano un sound caratteristico. Tra le altre cose in quel momento suonavo in una cover band che faceva rock anni ’70, col Marshall Master Volume che usavo allora era un’accoppiata perfetta.

Questa chitarra ha il battipenna in una celluloide bianca transizionale che si trova essenzialmente nel ‘65, essendo di questo materiale si è ristretto. Ha una bella colorazione panna che con il Lake Placid ingiallito sta da Dio, verrà poi rimpiazzata dal PVC alla fine dello stesso anno che invece è bianco ottico e non si ritira. Altro particolare interessante è la tastiera in Palissandro Brasiliano dalla colorazione vagamente rossastra che mantiene comunque la compattezza caratteristica, non quel colore marrone scuro a cui si è abituati quando si pensa a questa essenza. Con i perloid dots ed il transition logo ha un look aggressivo e moderno.

Di certo è un grandissimo strumento ma soprattutto è bellissima, un look formidabile! Nel corso degli anni ho imparato ad apprezzare le Strato delle varie epoche ed ancora oggi penso che quelle prodotte a cavallo del ’65-’66, nonostante l’alta produzione, siano delle chitarre che si adattano a qualunque genere. La metà degli anni ’60 rappresenta uno spartiacque musicalmente e culturalmente parlando, questa cosa si riflette negli strumenti. Quindi il mio personale consiglio è di provarle un po’ tutte cercando di contestualizzarle nel periodo della loro produzione, questa cosa aiuterà a capire strumenti considerati ingiustamente figli di un Dio minore come quelli anni ’70.

Altra cosa importante, a parte la sostituzione dei tasti la chitarra è originale al 100%. Come detto in precedenza, quando scegli determinati strumenti devi essere anche selettivo. Se investi in uno strumento sempre meglio uno originale senza incognite. Perché in caso di vendita futura, è tutto molto più facile. Detto questo il mercato è fatto di domanda e offerta, quindi non possiamo prevedere se un dato acquisto potrà anche essere un buon investimento. In questo caso, a distanza di anni lo è stato, anche perché ho scelto uno strumento senza compromessi.

In ultimo, vorrei ricordare Roberto Pistolesi. Uomo di esperienza vera, in un periodo dove c’era meno internet e non c’erano i social era il più grande in assoluto, per me lo è ancora oggi. Molte cose che ho imparato le devo a lui. In questa trattativa mi aiutò perché sia io che il Dottore eravamo suoi clienti abituali. Persona competente ed al di sopra delle parti come era, mi fece andare tranquillo. Posso solo ringraziarlo.

Una curiosità…. Qualche mese dopo l’acquisto venni a sapere che il Dottore aveva trovato un’altra Lake Placid Blue ma del ’63 (non quella che avevo trattato io pochi mesi prima). Sapete come andò a finire? 13 anni dopo comprai anche quella, sempre da lui! Oggi sono tutte due a casa mia e sono tra le chitarre che amo di più nella mia collezione. Ma soprattutto io e il Dottore negli anni siamo sempre rimasti in contatto e abbiamo coltivato un bel rapporto di amicizia e stima.

Gli strumenti non sono solo un pezzo di legno, non sono solo un investimento, non servono solo per suonare. Raccontano storie, esperienze, come in questo caso improbabili, ma belle. Infatti ho avuto l’ispirazione per scrivere questo articolo perché qualche giorno fa sono andato a trovare Mr. Borracho, che nel frattempo si è messo a produrre bevande altamente alcooliche in proprio.

Mi fa: “Gando, quando andiamo a comprare una chitarra? Non mi chiami mai!”.

E io gli rispondo: “Mi è bastato una volta fare colazione con il Cacciucco, dai lo sai che finisce male!”.

Lui sghignazza e mi versa da bere uno dei suoi intrugli.

Da questa esperienza ho imparato tre cose: la prima è che se cerchi uno strumento importante punta sulla giusta qualità perché non avrai pentimenti, la seconda che hai gli amici che ti meriti, la terza è che un piatto di pesce tradizionale Livornese può essere un ottimo dopo serata allo sfascio.

Sempre Rock’n’Roll!!!

Dedicato al mio amico fraterno Mr. Borracho, a Roberto Pistolesi e al Dottore

Roberto Gandolfi